Come nasce “Coltiviamo il nostro futuro”?
Indice
“Se v’è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l’uomo”: così diceva Maria Montessori, educatrice e pedagogista, madre dell’omonimo metodo educativo.
Come CEAS Masullas – Parte Montis studiamo le attività per le scuole perché risultino cucite su misura per i bambini. Ed è partendo da loro che abbiamo scritto il progetto “Coltiviamo il nostro futuro”, un lavoro che ha coinvolto non solo i bambini e le bambine delle scuole, ma anche docenti e professionisti. Il programma del “Coltiviamo il nostro futuro” si è sviluppato tra le aule e gli spazi verdi del paese di Masullas lo scorso anno scolastico 2018/2019.
I bambini, grande ricchezza delle comunità, sono il motore di una Terra che viene quotidianamente maltrattata da noi, adulti troppo impegnati nella rincorsa dei ritmi frenetici della vita, per renderci conto che stiamo cambiando il mondo con i nostri gesti quotidiani.
Uso indiscriminato delle risorse, stili di vita poco sostenibili, rifiuti, inquinamento, riscaldamento globale. Ecco la nostra eredità. Siamo ancora in tempo per cambiare le carte in tavola, per impegnarci a meritare il mondo che ci è stato donato e possiamo farlo proprio grazie ai bambini.
Nasce così “Coltiviamo il nostro futuro”, per promuovere e sostenere la diffusione della cultura ambientale in un’ottica di coinvolgimento tra piccoli partecipanti, insegnanti, professionisti e gran parte della popolazione.
Cos’è e come si svolge “Coltiviamo il nostro futuro”
“Coltiviamo il nostro futuro” parte da una semplice riflessione: molti giovani non sanno quali prodotti della terra si colgono in autunno e quali in primavera, non hanno mai assaggiato molte delle ricette della tradizione, né tantomeno ne conoscono la preparazione.
Partendo dalla conoscenza del territorio del Parte Montis e delle problematiche connesse ad un uso non sostenibile delle risorse, “Coltiviamo il nostro futuro” diventa volano per l’acquisizione di una piena consapevolezza del ruolo che ciascuno di noi ha nella tutela dell’ambiente.
Ma come può, un semplice progetto, riuscire in questa missione?
Il modello è quello di lezioni in aula che si alternano all’apprendimento attivo, un processo dove il “sapere” si interseca con il “saper fare”. Il progetto prevede la realizzazione di alcuni orti sinergici sia all’interno delle scuole che all’esterno, insieme ad una serie di attività collaterali, che vanno dall’adozione di un alveare alle buone pratiche del riciclo.
Così durante il percorso di “Coltiviamo il nostro futuro”, oltre alle lezioni teoriche sul terreno, sulle piante e sulle stagioni, i bambini e le bambine hanno effettivamente messo a dimora e/o seminato le piante e, nel tempo, hanno alternato le attività in classe a quelle sul campo, dalla cura dell’orto, fino alla raccolta dei prodotti con cui hanno preparato gustose ricette.
La mission di Coltiviamo il nostro futuro
“Coltiviamo il nostro futuro” è un progetto in cui la coltivazione e la conoscenza sono il mezzo pratico per imparare i ritmi della natura e, di riflesso ma non meno importante, conoscere la vocazione territoriale delle varietà ortofrutticole. L’orto diventa luogo dello scambio tra generazioni, del rispetto dei cicli della natura, della biodiversità. Abitua al confronto fra generazioni con tempi, approcci e ritmi diversi attraverso un’efficace esperienza formativa che andrà ad avvicinare i protagonisti alla cultura rurale ed agricola.
Orto come laboratorio, per una nuova agricoltura orientata dalla biodiversità del nostro territorio. Orto come incubatore di pratiche agricole “sostenibili”, di inclusione sociale e culturale. Orto come simbolo di un modus vivendi che può essere esplicitato anche al di fuori della sua realtà specifica.
“Il nostro obiettivo – spiegano i ragazzi e le ragazze del Ceas Masullas – Parte Montis – è che l’anima dell’inclusione si diffonda attorno alla scuola, esca dalle classi e contagi il territorio con i suoi abitanti. Crediamo che sia tempo di agire, di “fare insieme”. I “nostri” orti devono diventare una fucina spazio-temporale in cui le conoscenze verranno ricostruite in una dimensione condivisa ed inclusiva per conoscere il proprio ambiente entrando in contatto con esso, scoprendolo non solo con i sensi, ma anche con il cuore e la mente e acquisire la consapevolezza del valore di certe scelte e l’importanza di saper proporre per migliorare l’ambiente”.
